Il pensiero positivo è “sempre” utile?

Vi racconto la storia di Giulio, uno studente di un master universitario all’estero, che è venuto da me in un assolatissimo mese di Luglio perché, dopo una serie di bocciature, aveva paura di non superare gli esami. Era letteralmente nel pallone.

Il suo film “il giorno dell’esame” si svolgeva ripetitivo nella sua mente: se stesso bloccato e confuso, col foglio del compito incompleto, mentre i colleghi consegnavano l’esercizio svolto, felici di andare in vacanza.

Il suo obiettivo del percorso di coaching era recuperare quattro esami ad Agosto, per poi fare a settembre uno stage lavorativo prestigioso e completare il percorso con due esami dopo lo stage. Ma il solito film paralizzante si presentava puntualmente, rabbuiando i suoi occhi azzurri.

Come potevo dirgli: “questa scena ossessiva è tutto frutto della tua mente! Se pensi positivo farai accadere ciò che vuoi. Ce la farai!!” … Mi sarei sentita come l’allenatore di Rocky Balboa, che davanti alla sua faccia gonfia di botte, diceva “ Non fa male, non fa male… distruggili !! ”.

Sempre che Giulio non mi avesse considerata un’esaltata, forse gli avrei dato la carica, ma come avrebbe fatto il resto?

Avevamo un compito difficilissimo davanti a noi: quattro esami da recuperare nel mese di Agosto, con zero energie fisiche e mentali. Sentivo però che ce la potevamo fare!

Ci siamo messi subito all’opera lavorando in un set insolito, un terrazzo confortevole e tranquillo di Roma immerso nel verde, che ha consentito a Giulio di stare all’aria aperta e di effettuare cammini immaginari simbolici di se come persona adulta, non solo come studente. Ha riscoperto così tutte le risorse interne esterne e azioni da fare verso il suo futuro, andando anche oltre la carriera universitaria.

Abbiamo poi analizzato gli esami falliti, con tutto ciò che aveva fatto e non fatto negli ultimi sei mesi universitari. I fatti accaduti interni ed esterni che lo avevano turbato e il contesto in cui viveva.

Gli elementi negativi comuni a tutti gli esami erano:

– lontananza da persone importanti per lunghi periodi: famiglia e amici d’infanzia

– tempi di riposo fisiologico notturno ridotti al limite per studiare

– incremento di rinuncia ad ogni forma di svago, proporzionale all’aumentare delle bocciature

– colazione scarsa o inesistente il giorno di ogni esame a causa di uno “stomaco chiuso”

– rinuncia della possibilità di andare in vacanza e viaggiare, la sua passione

– crescente isolamento e mancanza di “condivisione”, un valore per lui importantissimo.

Serviva urgentemente dare sfogo alle sue potenzialità represse per scelta, oltre che per circostanze.

Abbiamo guardato con occhi, mente e cuore aperto ogni fotogramma del suo film e individuato i momenti in cui la paura ha preso il sopravvento, capendo il momento dello “switch per cambiare”, facendolo non per “distrarre” le emozioni negative con un pensiero edulcorante astratto. Le sue emozioni negative ci servivano, le paure avevano buoni motivi di esserci e dovevano essere colte e decodificate con la razionalità del cervello neocorticale, che ha bisogno di dati certi da elaborare per neutralizzare il “sequestro emotivo”, cercando così lo stato emotivo positivo, quindi utile per il raggiungimento del suo obiettivo.

Perciò abbiamo individuato i vari step da effettuare verso il risultato desiderato con la cosiddetta tecnica del “goal setting” per attivare lo “stato di flow”. Il suo film si è arricchito di nuovi fotogrammi inediti, partendo dalla fine, con una visualizzazione guidata:

– il foglio bianco è diventato la tavola da surf che cavalca un mare impetuoso, che Giulio sa come dominare, con tecnica e concentrazione

A seguire, o meglio … a precedere:

– il giorno dell’esame: camminata con passo sicuro verso l’università, con le cuffie in ascolto della sua amata musica

– doccia fredda con urlo finale “daje giu!!”

– sperimentazione e nuova abitudine di una colazione completa di carboidrati e proteine, per mantenere energia e resistenza durante le tante ore di studio

– alternanza di momenti di studio da solo e ripasso con colleghi

– corse giornaliere all’aria aperta

– ridefinizione di alleanza con i genitori, la sorella e gli amici intimi

– due mini vacanze al mare con pianificazione di ore di svago, studio e riposo

– confronto e scambio di appunti e conoscenze su professori e andamento “statistico” delle domande degli ultimi esami

– pianificazione delle rinunce “rosica-tempo”, per esempio disciplina dell’uso del cellulare, social e whatsapp

Giulio ha raggiunto i suoi obiettivi e scoperto la lezione più importante della sua vita, capitalizzando gli insegnamenti di apparenti sconfitte.

Ha sperimentato che per essere focalizzato, consapevole e responsabile dovrà per sempre essere presente con se stesso, avvalendosi di alleati con cui condividere gioie e dolori e di mezzi a supporto : sport, viaggi, mare, allenamento.

Lo farà con persistenza, metodo, ripetizione e costanza.

Troverà un equilibrio tra lavoro, studio, riposo, attività fisica, alimentazione e godimento.

La cura di se è cominciata dall’ascolto e contatto con il suo corpo. Godersi la vita con piacere, fa parte della cura di se e anche degli altri che entrano in contatto con noi.

Vorrei invitare chi ha letto fin qui, a considerare per un attimo l’idea importantissima della scelta.

Se ripenserete a questo racconto e vi ricorderete di una cosa sola riflettete su:

– La vita che vivreste senza usufruire al massimo delle vostre risorse

– La vita che vivreste usufruendone e sviluppandole

Questa scelta ce l’abbiamo tutti ogni giorno. Sembra il più grande segreto del mondo, perché pochi lo sanno e pochi ne approfittano. Non è una scelta facile, ma esiste. Tocca a noi decidere.

Come ha fatto Giulio che dice:

“Finalmente ho ritrovato me stesso come punto di riferimento” 

Maria Teresa Arcidiaco

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